Il Misterioso Declino del Desiderio Nei Giovani


Nel vasto teatro delle vicende umane, un enigma affiora drammaticamente: il calo del desiderio nei giovani. Siamo di fronte a un fenomeno tanto oscuro quanto l’abisso di un manuale medico antico, ma, armati di un microscopio digitale e un pizzico di sarcasmo, cerchiamo di gettare una luce da un’angolazione antropologico-medica su questa strana tendenza.

In un mondo dove la triade “sesso, droga e rock’n’roll” non è più un inno alla libertà, ma la sola regola di vita, il calo del desiderio nei giovani si profila come la punizione finale per chiunque osi cercare una connessione più profonda. L’adolescenza, un tempo popolata da sogni e aspirazioni, sembra ora naufragare nel mare agitato della superficialità. Il film “Le regole dell’attrazione” rappresenta questa deriva, mostrando giovani protagonisti che si muovono come zombie attraverso una serie infinita di relazioni sessuali senza senso, feste sfrenate e sperimentazioni drogate. Ah, l’innocenza perduta!

Nel nostro approccio alla patologia, definiamo questo fenomeno come il “mondo al contrario”. Qui, l’attrazione fisica precede ogni forma di conoscenza interiore, trasformando l’iniziale “colpo di fulmine” in un vero e proprio “colpo di lussuria”. I rapporti personali iniziano e terminano in un ciclo infinito di attività carnali, senza spazio per la contemplazione filosofica. È un’epoca in cui la nostalgia per ciò che avrebbe potuto essere si scontra con la crudeltà di ciò che è. Nel mezzo di questo caos emotivo, Paul, il giovane omosessuale, cerca romanticamente di ribaltare l’ordine degli eventi, un gesto destinato a un eroico fallimento.

Il giovane Victor incarna la rappresentazione perfetta della vita esistenziale, dove la triade “sesso, droga e rock’n’roll” è tanto necessaria quanto il mangiare, bere e respirare. Il sesso diventa una forma di espressione vitale, la droga un accompagnamento quotidiano e il rock’n’roll un mantra esistenziale. La sua visione della vita si svela come un’odissea senza fine di divertimento, senza il fastidioso intralcio delle aspirazioni intellettuali. Sean, il protagonista ambito e invincibile, dimostra che anche il tentato suicidio è un incidente casuale, sottolineando l’incapacità generale di gestire la vita in modo consapevole.

La nostra analisi si concentra anche sulla “nostalgia fasulla”. Lauren, rigorosa protettrice della sua castità, sfoglia un libro fotografico sulle malattie veneree prima delle feste, un gesto apparente che si risolve tragicamente nel peggiore dei modi. Paul, il romantico omosessuale, rifiuta il proprio ghetto e tenta di redimere gli impenitenti eterosessuali, una sofferenza che suona tanto credibile quanto il suo impulso superficiale e basso.

In conclusione, il calo del desiderio nei giovani emerge come un fenomeno complesso e sconcertante. L’analisi antropologico-medica rivela un contesto generazionale in cui l’ossessione per il piacere immediato ha soffocato qualsiasi aspirazione intellettuale. Forse è giunto il momento di sviluppare un antidoto, un elisir di saggezza e aspirazioni più elevate, per guarire questa generazione smarrita. Mentre il “mondo al contrario” può sembrare affascinante per un po’, è forse giunto il momento di ristabilire un equilibrio, di ritrovare l’arte della contemplazione e di riscoprire il valore dell’amore che va al di là del puro e semplice atto fisico. Solo allora potremo sperare di vedere la rinascita del desiderio autentico nei giovani di oggi.

L’Arte del Curriculum 2.0: Unisciti all’AI e All’autenticità per Brillare nella Tua Carriera


Negli ultimi anni, il modo in cui presentiamo la nostra carriera è cambiato radicalmente grazie all’avvento dell’Intelligenza Artificiale (AI). Non più relegato a un elenco freddo di esperienze, il curriculum è diventato un’opera d’arte che combina la potenza dell’AI con l’autenticità personale. In questo articolo, esploriamo come fondere queste due forze per creare il curriculum perfetto.

Una delle chiavi per un curriculum vincente è l’uso intelligente dell’AI. Con strumenti come ChatGPT, è possibile plasmare l’intera strategia di crescita o ricerca di un nuovo impiego. Da risposte alle domande più comuni a suggerimenti per ottimizzare la presentazione delle tue competenze, ChatGPT si presenta come l’architetto digitale della tua carriera.

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Prima di tirare le conclusioni, è fondamentale riflettere sui rischi. L’uso eccessivo dell’AI potrebbe portare a una standardizzazione eccessiva dei curriculum, perdendo quel tocco personale che solo l’autenticità può garantire. Inoltre, la dipendenza totale dall’AI potrebbe far perdere di vista la vera essenza di un candidato, basando le decisioni su algoritmi piuttosto che sul valore umano.

In un mondo sempre più digitalizzato, l’AI è diventata una risorsa inestimabile per la creazione di curriculum accattivanti. Tuttavia, è essenziale trovare un equilibrio tra l’uso della tecnologia e la presentazione autentica di chi siamo. Il curriculum 2.0 è un’opportunità per brillare, ma ricordiamoci sempre di mantenere al centro la nostra essenza e il valore unico che possiamo portare a un team. Utilizziamo l’AI come alleato, ma non dimentichiamo mai la potenza della nostra autenticità.

Il Ruolo di YouTube nell’Ecosistema Mediale: Riflessioni sulla Cultura Partecipativa e le Decisioni Morali


Il contesto digitale ha ridefinito radicalmente il modo in cui partecipiamo alla cultura mediale, con piattaforme come YouTube che giocano un ruolo centrale in questa trasformazione. Questo saggio esplorerà il ruolo di YouTube nella cultura partecipativa, focalizzandosi sulle tesi avanzate da Jean Burgess e Joshua Greene, i cui contributi nel campo della cultura digitale e del giudizio morale, rispettivamente, aprono nuove prospettive di comprensione.
Jean Burgess e YouTube come Spazio Partecipativo

Jean Burgess, Professore Distinto di Media Digitali presso il QUT Digital Media Research Centre, è stata una pioniera nell’analizzare YouTube come un’arena partecipativa. La sua collaborazione con Joshua Green ha portato alla pubblicazione del libro “YouTube: Online Video and Participatory Culture” nel 2009.

Joshua David Greene, professore di psicologia presso l’Università di Harvard, ha dedicato la sua ricerca al giudizio morale e alla presa di decisioni etiche. La sua teoria del processo duale del giudizio morale offre uno sguardo approfondito su come prendiamo decisioni etiche. La teoria di Greene suggerisce che il giudizio morale è influenzato sia da risposte automatiche ed emotive che da un ragionamento controllato e cosciente. Questa tensione centrale tra deontologia e conseguenzialismo riflette l’interplay di questi due processi. Gli esperimenti di Greene, in particolare quelli sulle decisioni morali personali e impersonali, hanno evidenziato l’attivazione di regioni cerebrali associate alle emozioni nelle decisioni personali. La differenza nei tempi di reazione tra scelte utilitarie e non-utilitarie suggerisce la complessità della presa di decisioni morali. Greene critica l’etica deontologica come basata su risposte emotive, suggerendo che potrebbe essere un tentativo di giustificare giudizi morali intuitivi post hoc.

Le teorie di Burgess e Greene si intrecciano in modi significativi nell’ambito di YouTube, influenzando la produzione di contenuti, la partecipazione della comunità e le decisioni morali rappresentate nei video. La prospettiva di Burgess evidenzia che YouTube è uno spazio partecipativo in cui la diversità di contenuti riflette la molteplicità degli utenti. La “cultura da cameretta” diventa un elemento distintivo di questa partecipazione. La teoria di Greene offre una lente per comprendere il giudizio morale nei contenuti di YouTube. La rappresentazione di dilemmi morali personali può essere influenzata dalla tensione tra risposte emotive e ragionamento cosciente. Considerando la critica di Greene all’etica deontologica come basata su risposte emotive, emerge la necessità di esaminare in modo critico la rappresentazione di valori etici nei video di YouTube.

YouTube si configura come uno spazio complesso in cui la cultura partecipativa si intreccia con il giudizio morale. Le teorie di Burgess e Greene forniscono strumenti concettuali per esplorare la diversità dei contenuti, la rappresentazione degli spazi personali e le decisioni morali presenti sulla piattaforma. Il continuo sviluppo di YouTube richiede un’attenzione critica a come la cultura digitale si evolve, influenzando e riflettendo le dinamiche della società contemporanea.

Navigando tra la Sovrabbondanza Digitale e la Nostalgia Televisiva: Il Paradosso dei Millennial nel Consumo Mediatico del Ventunesimo Secolo


L’avvento del ventunesimo secolo ha portato ad una trasformazione senza precedenti nel modo in cui consumiamo contenuti mediatici. Con l’esplosione delle piattaforme digitali, la generazione millennial si trova in un limbo mediatico, oscillando tra le opportunità offerte dalla vastità online e la nostalgia per la semplicità del passato televisivo.

Nati negli anni Novanta, i millennial sono cresciuti durante un periodo di transizione mediatica. Da spettatori di serie televisive iconiche come “The O.C.” su Italia1, si sono adattati rapidamente alle nuove dinamiche digitali, dalle chat di MSN ai social media. Questa dualità li ha resi una generazione unica, in bilico tra un passato televisivo consolidato e un futuro digitale in continua evoluzione.

Nonostante le predizioni sulla morte della televisione tradizionale, essa continua a esercitare un fascino irresistibile. Le recenti festività natalizie, vissute tra le coperte con l’influenza, hanno portato in primo piano la nostalgia per il palinsesto televisivo. La sua linearità e l’assenza di scelte complesse hanno offerto un rifugio rassicurante, in contrasto con l’incessante ricerca digitale.

La rivoluzione digitale avrebbe dovuto portare alla disintermediazione1 e a una democratizzazione dell’accesso ai contenuti. Tuttavia, la sovrabbondanza di opzioni ha creato un nuovo problema: l’ansia da scelta. I millennial, cresciuti con la comodità della programmazione televisiva, si trovano ora a navigare tra una vastità di opzioni online, spesso paralizzati dalla pletora di contenuti disponibili.

La televisione è stata una compagna di crescita per i millennial, seguendoli attraverso le diverse fasi della loro vita. Dai programmi per ragazzi alle serie adolescenziali, ha contribuito a plasmare la loro identità. Nonostante l’abbondanza di nuovi contenuti digitali, la televisione rimane un elemento di continuità, testimone di momenti significativi vissuti insieme.

Un elemento chiave che emerge è la pigrizia, intesa non come negligenza, ma come desiderio di comodità. Mentre le piattaforme digitali richiedono un impegno attivo nella scelta dei contenuti, la televisione tradizionale offre un approccio più passivo. La pigrizia diventa così una sorta di salvezza, un modo per alleviare l’ansia della scelta e godersi l’intrattenimento senza sforzo.

La sopravvivenza della televisione nel futuro digitale dipenderà dalla sua capacità di adattarsi alle esigenze mutevoli dei millennial. Offrendo una combinazione di nostalgia, comfort e semplicità, la televisione potrebbe trovare la sua nicchia nel caos digitale. Tuttavia, sarà cruciale per essa mantenere il passo con le nuove tendenze e integrare elementi di interattività e personalizzazione per catturare l’attenzione di una generazione abituata all’individualizzazione dell’esperienza mediale.

I millennial navigano tra le complessità del ventunesimo secolo, cercando un equilibrio tra le opportunità offerte dalle piattaforme digitali e la nostalgia della televisione tradizionale. Il paradosso della scelta infinita si scontra con la pigrizia come rifugio, creando un’interessante dinamica nel consumo mediatico di questa generazione. La televisione, con la sua storia ricca e la sua capacità di evolversi, potrebbe rappresentare una via di mezzo tra il passato e il futuro, offrendo una continuazione della sua storia affascinante nel contesto mediatico in continua evoluzione.

  1. Nel contesto mediatico e digitale, il termine “disintermediazione” si riferisce al processo attraverso il quale le nuove tecnologie e piattaforme consentono agli utenti di accedere direttamente ai contenuti senza la necessità di intermediari tradizionali. In altre parole, la disintermediazione rimuove gli strati intermedi che tradizionalmente collegavano i creatori di contenuti agli spettatori o consumatori, consentendo un accesso più diretto e immediato. Nel testo in questione, l’autore menziona la “disintermediazione” in relazione alle previsioni della rivoluzione digitale, che in teoria avrebbe dovuto abbattere le barriere tra creatori di contenuti e pubblico, permettendo a chiunque di distribuire e consumare contenuti senza passare attraverso canali mediatici tradizionali. Tuttavia, l’autore sottolinea che, nonostante queste aspettative, la disintermediazione ha portato anche a nuovi problemi, come la sovrabbondanza di contenuti online e l’ansia da scelta. In sostanza, mentre la disintermediazione prometteva una democratizzazione dell’accesso ai contenuti e una maggiore autonomia per i consumatori, ha anche generato nuove sfide legate alla gestione dell’eccesso di opzioni e alla necessità di fare scelte informate in un panorama mediatico vasto e frammentato. ↩︎

Le quattro distopie che ci minacciano


Riflessioni sul potere delle aziende tecnologiche e le sfide per la libertà individuale

Nell’immaginario collettivo, le distopie rappresentano futuri oscuri e oppressivi, in cui la libertà e l’autonomia sono limitate o addirittura negate. Questi scenari distopici spesso riflettono paure e preoccupazioni profonde riguardo al potere e al controllo nelle società moderne. In questo articolo, esploreremo le quattro distopie più iconiche: l’Orwelliana, la Kafkaesque, l’Huxleyana e la Phildickiana. Analizzeremo i pregi e i difetti di ciascuna, mettendo in luce i tratti comuni che rappresentano minacce per il nostro futuro. Infine, approfondiremo il tema dello stra-potere delle multinazionali e il ruolo che potrebbero svolgere in queste distopie.

  1. Distopia Orwelliana:

In un mondo governato dalla distopia Orwelliana, un partito o un’élite totalitaria autocratica detiene un controllo assoluto sulla popolazione. Gli individui sono privati della libertà di espressione e di pensiero, e la sorveglianza costante li costringe a vivere in uno stato di paura costante. Il pregio di questa distopia è che mette in luce i pericoli di un potere centralizzato e autoritario, in cui la manipolazione delle informazioni e la censura possono essere utilizzate per mantenere il controllo. Il difetto principale risiede nella totale negazione dell’individualità e della libertà di scelta, riducendo gli individui a semplici pedine nelle mani del potere dominante.

  1. Distopia Kafkaesque:

La distopia Kafkaesque si basa su un sistema burocratico opprimente, in cui l’individuo si scontra con una rete intricata di regole e procedure. Questo sistema burocratico è progettato per frustrare e deumanizzare i cittadini, creando un senso di impotenza e alienazione. Il pregio di questa distopia è che mette in evidenza i rischi di un sistema governativo eccessivamente complesso e inefficace, in cui l’individuo si perde tra le maglie di un labirinto burocratico senza senso. Il difetto principale è rappresentato dall’assenza di chiarezza e razionalità, che porta a un senso di impotenza e alla mancanza di fiducia nelle istituzioni.

  1. Distopia Huxleyana:

La distopia Huxleyana è caratterizzata da un sistema che unisce elementi democratici, totalitari, capitalisti e/o tecnocratici. In questa società, il controllo si basa sulla manipolazione delle scelte e dei desideri delle persone, che vengono costantemente distratte da consumismo, divertimenti superficiali e droghe. Il pregio di questa distopia è che evidenzia i pericoli di un’abbondanza di scelte apparentemente illimitate, che in realtà nascondono un controllo sottile e manipolativo. Il difetto principale consiste nella superficialità delle relazioni umane e nella mancanza di vera libertà individuale, poiché le persone sono costantemente soggiogate da un sistema che sfrutta i loro desideri e le loro dipendenze.

  1. Distopia Phildickiana:

La distopia Phildickiana si basa sulla sostituzione della realtà con un totalitarismo astratto o sulla disconnessione dal mondo reale. In questa distopia, gli spazi sociali vengono trasformati in ambienti virtuali “immersivi” chiamati “holodecks”. Il controllo avviene attraverso la manipolazione e la distorsione di questi ambienti virtuali, portando alla negazione della realtà stessa. Il pregio di questa distopia è che mette in guardia sulla perdita del senso di realtà e di connessione umana nel mondo digitale. Il difetto principale risiede nella creazione di una società in cui l’esperienza umana autentica viene soppiantata da una realtà artificiale, compromettendo l’identità e la libertà individuale.

Ogni distopia presenta una forma di controllo e oppressione che minaccia la libertà e l’autonomia degli individui. Siano esse basate sull’autoritarismo, sulla burocrazia, sul consumo o sulla manipolazione della realtà, tutte queste distopie riflettono la potenziale minaccia rappresentata da un potere eccessivo e non controllato. In ognuna di esse, l’individuo è privato dei propri diritti e sottoposto a un sistema che lo riduce a una condizione di soggezione.

Le distopie descritte pongono l’accento su uno dei pericoli emergenti della nostra era: lo stra-potere delle multinazionali. Queste gigantesche aziende globali, con la loro influenza economica e politica, possono esercitare un controllo significativo sulla società e limitare la libertà individuale. È essenziale che le istituzioni e i cittadini si impegnino attivamente a limitare l’influenza e il potere di queste multinazionali, proteggendo i diritti dei singoli e garantendo un equilibrio di potere nella società.

Le distopie rappresentano mondi in cui la libertà e l’autonomia sono minacciate. Attraverso le distopie Orwelliana, Kafkaesque, Huxleyana e Phildickiana, prendiamo consapevolezza dei pericoli che possono emergere da un potere eccessivo e non controllato. È fondamentale riconoscere i tratti comuni tra queste distopie per affrontare le sfide che potremmo affrontare nel nostro futuro. In particolare, dobbiamo prestare attenzione allo stra-potere delle multinazionali, lavorando per limitare la loro influenza e proteggere i diritti e la libertà dei singoli. Solo attraverso la consapevolezza e l’azione collettiva possiamo evitare che queste distopie diventino una realtà nella nostra società.

Oltre la Coscienza di Classe: Alla Ricerca di Nuovi Paradigmi Rivoluzionari nella Società Postmoderna


Esplorando l’Evolvere della Coscienza Sociale, la ‘Wokeness’ e l’Identità come Fattori Chiave per una Rivoluzione Sociale più Inclusiva e Olistica

Introduzione:

Negli ultimi anni, si è assistito a un crescente dibattito riguardo alla coscienza di classe, alla società postmoderna e alla cultura “woke”. Queste tematiche sono diventate sempre più rilevanti e hanno portato a un’analisi critica di alcune nozioni fondamentali dell’approccio marxista tradizionale. In questo articolo, esploreremo dettagliatamente le tesi che pongono delle critiche, esaminando le argomentazioni che le sostengono, i punti di forza che presentano e le possibili critiche che possono essere sollevate nei loro confronti.

1.     La critica all’idea che la coscienza di classe sia la chiave per la coscienza rivoluzionaria:

Un argomento che suscita ampi dibattiti riguarda la critica nei confronti dell’idea che la coscienza di classe rappresenti il principale motore della coscienza rivoluzionaria. Secondo questa critica, l’identificazione esclusiva con la propria classe sociale potrebbe non essere più sufficiente per innescare un cambiamento radicale nella società contemporanea. Si sostiene, invece, che altri fattori quali l’identità di genere, l’appartenenza etnica e le questioni ambientali stiano emergendo come elementi cruciali per comprendere la complessità della lotta per la giustizia sociale.

2.     L’affermazione che la coscienza di classe non sia più necessaria nella società postmoderna:

Un’altra tesi afferma che, nella società postmoderna, caratterizzata da una frammentazione sociale sempre più accentuata e dalla presenza di molteplici identità, la centralità della coscienza di classe si sia persa. Secondo questa prospettiva, l’individualismo e l’importanza attribuita all’espressione di sé sono diventati elementi predominanti nella lotta contro il capitalismo tardivo. Tuttavia, ciò solleva interrogativi sull’effettiva efficacia di un movimento che pone l’enfasi sull’individuo piuttosto che sull’azione collettiva.

3.     L’accusa che l’approccio post-marxista confini la resistenza al livello dell’individuo:

Uno dei principali argomenti critici nei confronti dell’approccio post-marxista è la sua presunta limitazione della resistenza al livello individuale, ponendo un’enfasi sull’importanza delle scelte e delle azioni a scala ridotta. Tale ridimensionamento del potenziale rivoluzionario potrebbe indebolire la capacità di sfidare le strutture di potere dominanti e i meccanismi del capitalismo. La questione cruciale che sorge è se sia possibile ottenere un cambiamento sociale duraturo concentrandosi esclusivamente sulle azioni individuali, senza affrontare le strutture di oppressione su larga scala.

4.     La critica alla cultura “woke” e al rischio di un pensiero di gruppo eccessivo:

Negli ultimi anni, la cultura “woke” ha suscitato un crescente interesse e dibattito. Mentre molti la sostengono per la sua promozione di una maggiore consapevolezza sociale e un’attenzione alle questioni di giustizia, c’è anche una critica che si concentra sugli eventuali rischi di un pensiero di gruppo eccessivo. Questa critica solleva preoccupazioni riguardo alla possibile censura e all’intolleranza verso opinioni diverse, oltre a mettere in discussione la presenza di un dibattito aperto e critico. Alcuni sostengono che il conformismo eccessivo all’interno della cultura “woke” potrebbe limitare la libertà di espressione e l’indipendenza di pensiero, con conseguente minaccia alla possibilità di un autentico progresso sociale.

5.     L’argomentazione che l’identità sessuale non esista “per sé” o “a priori” e che sia invece il nome di un problema irrisolvibile:

Un’altra tesi critica solleva importanti questioni riguardo all’identità sessuale, riconoscendola come un aspetto complesso e mutevole della vita umana. Secondo questa prospettiva, l’identità sessuale non può essere ristretta o definita in modo rigido, ma è invece influenzata da una pluralità di fattori, tra cui il contesto sociale, culturale e personale. Si sottolinea che l’identità sessuale è una questione intricata, e cercare di definirla in termini assoluti può risultare limitante e opprimente per le persone coinvolte.

6.     La descrizione del politicamente corretto come una forma di godimento in eccesso mascherata da gesto liberale:

La critica al politicamente corretto solleva un dibattito che coinvolge le sue implicazioni e limitazioni. Secondo questa prospettiva, il politicamente corretto può essere interpretato come un piacere eccessivo camuffato da una pretesa di liberalità. Si argomenta che questa forma di controllo del linguaggio e delle espressioni può comportare la perdita della sincerità e dell’autenticità nel dialogo e nella comunicazione, riducendo così la possibilità di un dibattito aperto e onesto. In altre parole, l’obiezione al politicamente corretto solleva questioni rilevanti riguardo alla sua influenza sulla libertà di espressione e alla sua tendenza a limitare la diversità di opinioni nel contesto sociale. Tale critica suggerisce che la censura o l’autocensura derivanti dalla paura di violare le regole del politicamente corretto possono portare a una mancanza di franchezza e alla difficoltà di affrontare temi controversi in modo sincero. La discussione si concentra sull’importanza di mantenere uno spazio di confronto aperto e sincero, nel quale le idee possano essere esposte liberamente senza il timore di essere giudicate o censurate sulla base di considerazioni politicamente corrette.

7.     L’affermazione che la “wokeness” sia una forma di rimanere addormentati e servire l’oppressore:

Un’altra critica sollevata riguarda l’idea che la “wokeness” possa in realtà mantenere immutato lo stato attuale delle cose e servire gli interessi di coloro che opprimono. Secondo questa prospettiva, l’enfasi posta sull’identità e sull’espressione individuale, se non accompagnata da un’analisi critica delle strutture di potere e delle disuguaglianze socioeconomiche, potrebbe deviare l’attenzione dalla lotta per una vera trasformazione sociale. In tal senso, la “wokeness” potrebbe essere vista come un mezzo per rimanere indifferenti alle questioni più urgenti e complesse, per non affrontarle con la necessaria serietà.

8.     La critica all’accento sull’identità e sull’espressione individuale come forma ultima di resistenza al capitalismo tardivo:

Un’altra critica sollevata riguarda l’enfasi eccessiva posta sull’identità e sull’espressione individuale come la massima forma di resistenza al capitalismo tardivo. Questa prospettiva viene messa in discussione, poiché si ritiene che possa ridurre la lotta per la giustizia sociale a una mera questione di riconoscimento individuale e alla ricerca di piacere personale. In tal modo, si rischia di ignorare le disuguaglianze strutturali e le condizioni materiali che perpetuano il sistema capitalistico. È importante considerare che la giustizia sociale va oltre l’individuo e richiede una comprensione approfondita delle disuguaglianze sistemiche e delle sfide materiali che devono essere affrontate per creare un cambiamento duraturo.

9.     La discussione sull’importanza di riconoscere il contenuto nascosto all’interno di un’ideologia:

Una questione critica che sorge riguarda la necessità di esaminare attentamente il contenuto implicito all’interno di un’ideologia, come ad esempio la cultura “woke”. È sostenuto che ogni ideologia potrebbe presentare aspetti problematici e contraddizioni interne, pertanto diventa fondamentale analizzarli in modo critico al fine di sviluppare un approccio più consapevole e inclusivo nella battaglia per la giustizia sociale. In altre parole, non si dovrebbe accettare acriticamente un’ideologia, ma piuttosto valutarla in modo obiettivo, individuando e comprendendo i suoi aspetti controversi al fine di progredire verso un cambiamento sociale più equo.

10. La considerazione che la “wokeness” sia una posizione minoritaria che ci intrappola in un loop di godimento in eccesso:

Una critica aggiuntiva solleva l’argomento che la “wokeness” potrebbe essere considerata come una posizione minoritaria, trascurando le questioni materiali e le condizioni di vita di numerose persone. Questa prospettiva sostiene che concentrarsi esclusivamente sulle questioni identitarie e sulla retorica dell’oppressione potrebbe portare a un circolo vizioso di eccessivo compiacimento che non affronta in modo adeguato le disuguaglianze socioeconomiche e le ingiustizie strutturali. In altre parole, ci si preoccupa che l’attenzione eccessiva verso le questioni identitarie e il linguaggio oppressivo possano di fatto tralasciare le vere radici delle disuguaglianze sociali ed economiche, nonché delle ingiustizie strutturali.

Conclusione:

Le tesi critiche esposte in questo articolo sollevano argomenti complessi che mettono in discussione alcune idee tradizionali riguardanti la coscienza di classe, la società postmoderna e la cultura “woke”. Esplorare queste tesi e le relative critiche ci aiuta a sviluppare una comprensione più approfondita delle sfide e delle tensioni presenti nel dibattito contemporaneo sulla giustizia sociale. È importante affrontare queste questioni con una mente aperta, cercando un dialogo costruttivo e un’analisi critica che possa contribuire a un movimento verso un cambiamento sociale più equo e inclusivo.

L’obiettivo di questo articolo è stimolare una riflessione critica sulle diverse prospettive riguardanti le tesi sopra elencate. È importante tenere presente che ogni tesi ha il suo fondamento teorico e che il dibattito in corso offre spunti interessanti per comprendere meglio le dinamiche sociali e politiche attuali.

Per promuovere un dialogo costruttivo, è fondamentale considerare i diversi punti di vista e le esperienze individuali. Alcune persone sostengono l’importanza della coscienza di classe come motore della coscienza rivoluzionaria, mentre altre mettono in discussione la sua rilevanza nella società postmoderna, sottolineando l’importanza di altre dinamiche sociali e culturali. Allo stesso modo, alcune critiche si concentrano sull’accento eccessivo sull’identità e sull’individualismo, mentre altre si preoccupano dell’eccesso di conformismo nel movimento “woke”.

Per approfondire la comprensione di questi argomenti, è fondamentale leggere opere che trattano criticamente questi temi, studiare le teorie sociali e politiche pertinenti e coinvolgere diverse prospettive nelle discussioni. Un dibattito aperto e inclusivo può aiutare a superare i limiti delle singole tesi e a sviluppare una visione più completa delle sfide che affrontiamo come società.

In ultima analisi, il compito principale è mantenere una mente aperta e critica, cercando di comprendere le dinamiche complesse e interconnesse che caratterizzano la società contemporanea. La discussione su queste tesi contribuisce a una maggiore consapevolezza dei limiti e delle possibilità di diverse ideologie e movimenti sociali, nonché a una riflessione sulle strategie e gli approcci più efficaci per raggiungere una società più giusta ed equa per tutti.

È importante sottolineare che le opinioni e le prospettive presentate in questo articolo sono frutto di un’analisi generale delle tematiche richieste, ma è fondamentale approfondire gli argomenti attraverso ulteriori ricerche e studi specifici. Ogni lettore è incoraggiato a esplorare ulteriormente questi argomenti, confrontando diverse fonti e punti di vista, al fine di sviluppare una propria comprensione informata e critica delle questioni discusse.

Infine, è importante sottolineare che le

tesi sopra elencate non rappresentano necessariamente posizioni contrapposte, ma riflettono le diverse sfumature e le critiche emerse nel dibattito contemporaneo. Il panorama intellettuale e politico è complesso e in costante evoluzione, e le opinioni possono variare notevolmente.

La critica all’idea che la coscienza di classe sia la chiave per la coscienza rivoluzionaria pone l’accento sulle altre forme di oppressione e marginalizzazione presenti nella società odierna. Molti sostengono che la coscienza di classe da sola non sia sufficiente per comprendere appieno le dinamiche complesse che caratterizzano la nostra società e che sia necessario un approccio intersezionale che prenda in considerazione anche le differenze di genere, razza, sessualità e altro ancora.

Allo stesso tempo, alcune critiche si concentrano sull’approccio post-marxista che limita la resistenza al livello individuale. Sostengono che, sebbene sia importante l’empowerment individuale, la vera trasformazione sociale richiede anche azioni collettive e una critica più ampia del sistema capitalistico. Alcuni critici vedono nell’accento eccessivo sull’identità e sull’espressione individuale una forma di individualismo consumistico che non mina veramente le strutture di potere.

La cultura “woke” è stata oggetto di dibattito, con alcune critiche che sostengono che può portare a un pensiero di gruppo eccessivo e alla censura delle opinioni divergenti. Alcuni sostengono che l’attenzione eccessiva all’identità e all’offesa personale possa ostacolare il dialogo aperto e la libera espressione delle idee. Tuttavia, altri sostengono che la cultura “woke” abbia contribuito a sollevare importanti questioni di giustizia sociale e a promuovere un’attenzione maggiore alle disuguaglianze sistemiche.

L’affermazione che l’identità sessuale non esista “per sé” o “a priori” solleva una serie di interrogativi sulla natura dell’identità e sulla sua costruzione sociale. Alcuni critici sostengono che l’identità sessuale sia un concetto fluido e contestato, soggetto a influenze culturali e storiche. Questa prospettiva solleva questioni complesse sulle definizioni di genere e sessualità e sulla loro relazione con l’esperienza individuale e collettiva.

La descrizione del politicamente corretto come una forma di godimento in eccesso mascherata da gesto liberale sottolinea la possibilità che l’adesione a un linguaggio e a norme di comportamento politicamente corretti possa diventare una forma di conformismo e di controllo sociale. Alcuni critici vedono il politicamente corretto come un limite alla libertà di espressione e una minaccia al dibattito pubblico aperto.

L’affermazione che la “wokeness” sia una forma di rimanere addormentati e servire l’oppressore pone l’accento sulla possibilità che un’attenzione eccessiva all’identità e

alla sensibilità personale possa distrarre dall’affrontare le questioni strutturali che perpetuano le disuguaglianze. Alcuni sostengono che la focalizzazione sull’individuo e sulla sua rappresentazione sia un modo per evitare di affrontare le questioni di potere e trasformazione sociale.

La critica all’accento sull’identità e sull’espressione individuale come forma ultima di resistenza al capitalismo tardivo solleva interrogativi sulla relazione tra l’individuo e il sistema economico. Alcuni sostengono che l’accento sull’identità e sull’espressione individuale possa diventare un’illusione di liberazione personale all’interno di un sistema che rimane fondamentalmente ingiusto.

La discussione sull’importanza di riconoscere il contenuto nascosto all’interno di un’ideologia richiama l’attenzione sulle influenze e gli interessi che possono sottendere alle posizioni politiche e teoriche. Alcuni critici sostengono che sia necessario interrogare criticamente le ideologie e comprendere le loro radici storiche, culturali ed economiche per avere una comprensione completa delle loro implicazioni.

Infine, la considerazione che la “wokeness” sia una posizione minoritaria che ci intrappola in un loop di godimento in eccesso solleva interrogativi sulle dinamiche di potere all’interno dei movimenti sociali. Alcuni sostengono che le idee “woke” siano adottate principalmente da gruppi privilegiati che cercano di espiare il loro senso di colpa, senza affrontare veramente le disuguaglianze sistemiche.

In conclusione, il dibattito sulle tesi sopra elencate è complesso e articolato. È fondamentale esaminare criticamente le diverse prospettive e comprendere le loro basi teoriche e contestuali. Solo attraverso una riflessione aperta e inclusiva possiamo sperare di sviluppare una comprensione più approfondita delle questioni sociali, politiche e culturali che ci circondano.

Capire il discorso di Eliot & Margo (The Magicians – 3×01)


Piccola “guida” che raccoglie i numerosi riferimenti nello scambio di battute tra Eliot e Margo nel primmo episodio della terza stagione.
Sia per la versione in inglese che per quella italiana.

🇬🇧
Eliot: Auch! What? Aunch!
Margo: Dude, you’re gonna leave a mark and I don’t like it in a non sexual context.
Eliot: Ok, ok, ok… Hmm… You watched Battlestar, right?
Margo: Yeah, I love when they do terrorism allegory with mostly white people.
Eliot: Mm-hmm… You remember Grace Park in season one?
Margo: Of course, best storyline.
Eliot: Why?
Margo: Duh, because she was actually…
Eliot: You’re Grace Park, ok? You’re Grace Park, Margo.
Margo: I’m Grace Park. [1]
Eliot: Yeah. And we have ourselves a bit of a Gene Hackman in “The Conversation“. [2]
Margo: I didn’t see that one.
Eliot: Yeah, right, hum… Someone is “xoxo, Gossip Girl“-ing [3] our shit. Remember James Marsden in X-Men, hm? Your Marsden is xoxo-ing us [4] full on that great song by The Police.
Margo: That Fairuza Balk in “The Craft“.
Eliot: Yeah, more Cersei Lannister.
Margo: Hey, glad I made you read those.
Eliot: Well, I read the Wiki. What? Those books are like a million pages long. I have a life.
Margo: Okay.
Eliot: Anyway, whatever your Marsden would xoxo, Cersei xoxo’s. So, we have to keep it very best episode of “Buffy.”
Margo: Musical?
Eliot: The other one.
Margo: Okay. How do we Lizzie Borden the shit out of this thing? ‘Cause I am about ready to go full ’07 Britney.
Eliot: Maybe we could’ve back when this place was Pottered up.
Margo: Still. Even without a wand, Harry would figure some shit out.
Eliot: Honestly, I didn’t quite finish those books either…
Margo: Our Harry, I mean.
Eliot: Oh! Him. Well, he’d…
Margo: Mm-hmm…
Eliot: Consult the creepy pedophile. [5]

🇮🇹
Eliot: Ahia! Che c’è? Ahia!
Margo: Cosi’ mi lasci il segno e non mi piace in un contesto non sessuale.
Eliot: D’accordo, d’accordo. Hai visto “Battlestar”, vero?
Margo: Sì. Adoro le allegorie sul terrorismo composte per la maggioranza da bianchi.
Eliot: Ricordi Grace Park nella prima stagione?
Margo: Certo, era la storia migliore.
Eliot: Perché?
Margo: Perché era davvero…
Eliot: Tu sei Grace Park. Va bene?
Tu sei Grace Park, Margo.
Margo: Sono Grace Park.
Eliot: Sì. E noi dobbiamo fare come nel film “La conversazione”, con Gene Hackman.
Margo: Questo non l’ho visto.
Eliot: Qualcuno sta xoxo, Gossip Girlando quello che facciamo.
Ricordi James Marsden in X-Men?
Il tuo Marsden sta facendo la Gossip Girl riprendendo il testo di quella fantastica canzone dei Police.
Margo: Quella Fairuza Balk in “Giovani streghe”.
Eliot: Sì, pero’ piu’ alla Cersei Lannister.
Margo: Ehi, per fortuna te li ho fatti leggere.
Eliot: No, ho letto la trama su Wikipedia.
Che c’e’? Quei libri hanno un milione di pagine.
Ho una vita.
Margo: Ok.
Eliot: Comunque, qualsiasi cosa il tuo Marsden gossippera’, Cersei lo gossipera’.
Quindi, dobbiamo mantenerci davvero come nel titolo del miglior episodio di “Buffy”.
Margo: Quello stile Musical?
Eliot: No, l’altro.
Margo: D’accordo, come Lizzie Bordeniamo questa cazzo di situazione?
Perche’ io sono quasi nella Britney del 2007.
Eliot: Forse potremmo tornare a quando questo posto era Potterizzato.
Margo: E’ uguale. Anche senza una bacchetta, Harry troverebbe una soluzione.
Eliot: Onestamente, non ho finito di leggere nemmeno quei libri…
Margo: Il nostro Harry, intendo.
Eliot: Lui. Beh, lui… Consulterebbe il pedofilo inquietante.

[1] Si riferisce al personaggio di Sharon Valerii che era un agente dormiente ignara della sua condizione.
[2] Quel personaggio riceve l’incarico di fare un pedinamento che lo mettono di fronte ad un dilemma morale.
[3] Nella serie Gossip Girl conclude ogni suo messaggio/spiata con un “XOXO” come succede nella opening
[4] Parla del visore di Cyclops, che l’attore ha interpretato nel film citato, come metafora della benda che Margo sta indossando per coprire l’occhio.
[5] Christopher Plover, l’autore di “Fillory & Further” nella serie.

Dualismo tra mente conscia e inconscia in Lacan e Kierkegaard


Lo psicoanalista francese Jacques Lacan e il filosofo danese Søren Kierkegaard hanno entrambi avuto una grande influenza sulla filosofia e sulla psicologia moderne. Sebbene le loro opere provengano da angolazioni diverse, ci sono molte somiglianze tra loro.

Sia Lacan che Kierkegaard si concentrano sul dualismo tra mente conscia e inconscia. Entrambi credono che l’inconscio sia strutturato come un linguaggio e sia il risultato della repressione del desiderio. Entrambi sottolineano inoltre l’importanza del linguaggio nella formazione e nella comprensione del mondo. Inoltre, entrambi sottolineano l’importanza dell’azione individuale e della scelta nel prendere decisioni e considerano l’esistenza umana principalmente come un processo di costante cambiamento e sviluppo.

Anche Lacan e Kierkegaard sottolineano l’importanza dell’esperienza soggettiva. Lacan credeva che l’inconscio si rivelasse attraverso lapsus, sogni e altre forme di espressione, mentre Kierkegaard credeva che l’unico modo per comprendere veramente il mondo fosse attraverso la riflessione soggettiva.

È chiaro che Lacan e Kierkegaard hanno molte somiglianze nelle loro opere. Entrambi si concentrano sull’importanza dell’esperienza soggettiva, del linguaggio e del dualismo tra mente conscia e inconscia. Entrambi sottolineano l’importanza dell’agire individuale e della scelta nel prendere decisioni e considerano l’esistenza umana principalmente come un processo di costante cambiamento e sviluppo. Le loro opere hanno avuto una grande influenza sulla filosofia e sulla psicologia moderne e continuano ad essere studiate e discusse oggi.

Perché i procrastinatori procrastinano


Why Procrastinators Procrastinate

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pro-cras-ti-na-tion |prəˌkrastəˈnāSHən, prō-|
sostantivo

l’azione di ritardare o rinviare qualcosa: il primo suggerimento per voi è quello di evitare la procrastinazione.

Chi avrebbe mai pensato che, dopo decenni di lotta con procrastinazione, proprio il dizionario, tra tutti i luoghi possibili, avesse la soluzione.

Evitare di procrastinare. Così  elegante nella sua semplicità.

Già che ci siamo, assicuriamoci che le persone obese evitino di mangiare in modo eccessivo, che le persone depresse evitino l’apatia, e che qualcuno dica alle balene spiaggiate che dovrebbero rimanere fuori dell’oceano.

No, “evitare di procrastinare” è solo un buon consiglio per falsi procrastinatori, quelle persone che dicono “Vado su Facebook un paio di volte al  giorno al lavoro, sono un tale procrastinatore!”. Le stesse persone che dirà a un vero procrastinatori qualcosa del tipo: “Smetti di procrastinare e andrà tutto bene”.

La cosa che né il dizionario né i falsi procrastinatori capiscono è che per un vero procrastinatore, la procrastinazione non è un optional: è qualcosa che non sanno come evitare.

All’università, l’improvvisa e incondizionata libertà personale è stata un disastro per me, non ho fatto nulla, mai, per nessuna ragione. L’unica eccezione erano gli scritti che dovevo consegnare ogni tanto. Li ho preparati le sere prima della consegna, fino a quando ho capito che sarebbe bastato lavorarci per tutta la notte, e sono andato avanti così fino a quando non ho capito che in effetti potevo riuscire anche solo iniziando la mattina presto del giorno stesso. Questo comportamento ha raggiunto livelli ridicoli quando non sono stato in grado di iniziare a scrivere la mia tesi di laurea da 90 pagine fino a meno di 72 ore prima della scadenza, un’esperienza che si è conclusa con me nell’ufficio del medico del campus realizzando che la mancanza di zucchero nel sangue è stato il motivo per cui le mie mani erano diventate  insensibile e si contraevano contro la mia volontà. (Sì, ho consegnato la tesi in tempo, no, non era affatto ben fatta).

Persino questo post ha richiesto molto più tempo di quello che avrebbe dovuto perché ho passato un sacco di ore a fare le cose come guardare questa immagine seduto alla mia postazione prendendola da un post precedente , ho aperto l’articolo, l’ho fissato a lungo  pensando a con quanta facilità l’animale avrebbe potuto battermi in una scazzottata, poi passando a chiedermi se potesse battere una tigre se combattessero, poi sono passato ad interrogarmi su chi avrebbe vinto tra un leone e una tigre e infine l’ho cercato su internet e mi son messo a leggere quello che trovavo a riguardo (avrebbe vinto la tigre).
Ho dei problemi.

Per capire perché i procrastinatori procrastinino così tanto, iniziamo capendo com’è il cervello di un non procrastinatore:

*Guidatore razionale
**Io faccio cose che hanno senso. Tengo conto della componente a lungo termine.
Non sono un bambino.


Piuttosto normale, no?
Ora diamo un’occhiata a cervello di un procrastinatore:

*Guidatore razionale
**Io ho lo stesso scopo del tizio del disegno qui sopra. Siamo la stessa cosa.
***Scimmia della gratificazione immediata

Notate qualcosa di diverso?

Sembra che il Guidatore razionale  nel cervello del procrastinatore è coesiste con un animale domestico, la Scimmia della gratificazione istantanea.

Fin qui tutto bene, potrebbe anche essere una bella cosa volendo, se non fosse che il Guidatore razionale non sa minimamente cosa voglia dire possedere una scimmia. Ma, purtroppo, non è stato parte della sua formazione e rimane completamente impotente di fronte a quanto la Scimmia renda impossibile per lui a fare il suo lavoro.

*Questo è il momento perfetto per portare a termine qualche compito.
**No!

*Mettiamoci a guardare un sacco di video su YouTube sulle creature dell’oceano profondo e poi lasciamo trasportare dalla spirale di video che passa da Richard Feynman che parla della Teoria delle Stringhe e va a finire con le interviste alla mamma di Justin Bieber!*Dopodiché riorganizziamo la nostra lista di cose da fare, controlliamo il prezzo delle calze su Amazon, e dividiamo l’album delle foto in cartelle più piccole e specifiche!*A quel punto saranno le 14:000 e alle 16:30 abbiamo un appuntamento perciò sarà troppo tardi per iniziare a combinare qualcosa.
**Ma…

Il punto è che la Scimmia della gratificazione istantanea è l’ultima creatura al mondo che dovrebbe essere responsabile delle decisioni, pensa solo al presente, ignorando le lezioni dal passato e trascurando il futuro completamente, si preoccupa esclusivamente di massimizzare la leggerezza e il piacere del momento attuale. Non capisce il Guidatore razionale  meglio di quanto il Guidatore razionale capisca lei, perché dovremmo continuare a correre, pensa la scimmia, quando ci potremmo fermare e sentirci meglio. Perché dovremmo esercitarci con  questo strumento quando non è affatto divertente? Perché mai dovremmo usare un computer per lavoro quando internet è lì in attesa di essere esplorato? Pensa che gli esseri umani sono dei pazzi.

Nel suo mondo la scimmia ha capito tutto, se si mangi quando hai fame, dormi quando sei stanco e non fai niente di difficile sei una scimmia piuttosto di successo. Il problema per il procrastinatore è che egli si trova a vivere nel mondo degli umani il che rende la Scimmia della gratificazione istantanea un navigatore particolarmente inadeguato. Nel frattempo, il Guidatore razionale, che è stato addestrato a prendere decisioni razionali e non ad aver a che fare con la concorrenza nel processo decisionale, non sa come combattere efficacemente e si sente sempre peggio di fallimento in fallimento e all’aumentare dei rimproveri che arrivano dalla testa del procrastinatore stesso.

È un disastro. E con la scimmia al comando, il procrastinatore si ritrova a spendere un sacco di tempo in un luogo chiamato la Sala giochi Oscura. Molti di voi staranno leggendo questo articolo proprio mentre i trovano in quel luogo.

La Sala giochi Oscura è un posto ogni procrastinatore conosce bene. E’ un luogo in cui si fanno attività da svolgere nel tempo libero al di fuori del proprio tempo libero. Il divertimento nelle Sala giochi Oscura non è vero divertimento perché è del tutto immeritata e l’aria è pervasa da sensi di colpa, ansia, odio di sé, e terrore. A volte il Guidatore razionale blocca tutto e si rifiuta di perdere tempo a fare le cose frivole, e dal momento che la Scimmia della gratificazione istantanea, poco ma sicuro, non ha intenzione di permettere che si possa lavorare, ci si trova in una sorta di bizzarro purgatorio fatto di strane attività e in cui perdono tutti.

*Benvenuti alla SALA GIOCHI OSCURA!
*GIRO DA BRIVIDO SULLE MONTAGNE RUSSE DEL CONTROLLARE A RIPETIZIONE LE EMAIL DAL TELEFONO
*FIONDA DEL PISOLINO DA DEPRESSO
*ZONA CIBO DEL LANCIARE UNA PALLA IN ARIA E CERCARE DI RIPRENDERLA
*FIUME DEL FANTASTICARE SU COME POTRA’ ESSERE LA COSA SU CUI STAI LAVORANDO UNA VOLTA FINITA
*OTTOVOLANTE DELL’APRIIRE IL FRIGO PER CONTROLLARE SE E’ COMPARSO QUALCOSA DI NUOVO RISPETTO A 10 MINUTI FA
*L’AVVENTURA NEL VULCANO DEL GUARDARE 1200 FOTO SU FACEBOOK DI PERSONE CHE FREQUENTAVANO LA TUA SCUOLA MA CHE NON ERANO TUOI AMICI

E il povero Guidatore razionale scoppia in lacrime, cercando di capire come ha potuto lasciare che l’umano di cui dovrebbe essere responsabile finisse di nuovo qui.

*Gioca gioca gioca gioca gioca gioca gioca gioca gioca gioca gioca gioca gioca gioca gioca gioca gioca gioca gioca

Data la situazione, come fa il procrastinatore minimamente riuscire a realizzare qualcosa?

A quanto pare c’è una sola cosa che spaventa pesantemente la Scimmia della gratificazione istantanea:

*Il Mostro del Panico

Il Mostro del Panico è in letargo la maggior parte del tempo, ma si sveglia repentinamente quando ci si avvicina troppo ad una scadenza oppure quando c’è pericolo di un possibile imbarazzo pubblico o di un disastro per la propria carriera o un di qualche altro effetto spaventoso.

La Scimmia della gratificazione istantanea, normalmente incrollabile, è terrorizzata del Mostro del Panico. Come altro si potrebbe spiegare che la stessa persona che non riusciva a scrivere una frase introduttiva del documento che stava preparando nell’arco di due settimane e improvvisamente ha la capacità di rimanere sveglia tutta la notte, combattendo la stanchezza, e scrivendo otto pagine? Perché altrimenti una persona straordinariamente pigra inizierebbe una rigorosa routine di allenamento se non a causa del Mostro del Panico che dà di matto per il rischio di diventare poco attraente in tempi brevi?

E questi sono procrastinatori più fortunati, ce ne sono alcuni che non reagiscono nemmeno al Mostro del Panico, e nei momenti più disperati finiscono per rintanarsi sull’albero con la Scimmia, entrando in uno stato di chiusura auto-annichilente.

Siamo una bella folla, eh.

Ovviamente questo non è un modo sostenibile di vivere. Anche per i procrastinatori che tutto sommato riesce a portare a termine quello che deve fare  e riesce a rimanere un membro rispettato della società, qualcosa deve cambiare.
Ecco i motivi principali per cui:

1) E’ qualcosa di spiacevole. Troppo troppo del prezioso tempo del procrastinatore è speso faticando nella Sala giochi Oscura, tutto tempo che avrebbe potuto essere speso godendosi in modo soddisfacente il tempo libero che si sarebbe potuto meritare se le cose fossero state fatte su un programma più logico. E il panico non è divertente per nessuno.

2) Il procrastinatore, in ultima analisi, non può realizzarsi. Finisce per non raggiungere gli obiettivi che si era prefissato e non riesce a raggiungere il suo potenziale; questo lo consuma col passare del tempo e lo riempie di rammarico e disgusto verso di sé.

3) Fa le cose che deve ma non le cose che vorrebbe fare. Anche se il procrastinatore è nel tipo di carriera in cui il Mostro del Panico è una presenza costante ed è in grado di essere produttivo sul posto di lavoro, tutte le altre cose che sono importanti per lui nella vita (mettersi in forma, cucinare piatti elaborati, imparare a suonare la chitarra , scrivere un libro, la lettura, o anche dare una svolta audace alla propria carriera) vengono tralasciate perché il Mostro del Panico non è solitamente coinvolto in questo tipo di attività. Imprese come quest’ultime espandono le proprie esperienze, rendono la nostra vita più ricca e portano un sacco di felicità eppure per la maggior parte dei procrastinatori finiscono per essere lasciate nella polvere.

Quindi, come può un procrastinatore migliorare e diventare più felice? Guarda la Parte 2, Come battere procrastinazione .

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My TED Talk on procrastination

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Traduzione non autorizzata e rielaborata di questo articolo:
http://waitbutwhy.com/2016/02/why-procrastinators-procrastinate-pdf.html

A Special Note from Emilie…



Asylum Emporium.jpg


Una Annotazione Importante da Emilie…
Oh, carissimi Plague Rats… mi sto per dilungare, perciò chiudete pure questa lettera se non siete preparati, non ne farò una questione personale.
Ma vi sarei grata se continuaste a leggere… forse possiamo aiutarci a vicenda.

Come sapete, me ne sono stata tranquilla per un po’, semplicemente raccogliendo quello è rimasto di me dopo gli efferati avvenimenti dell’8 novembre, e ogni orribile giorno che ne è seguito, e so che sarà semplicemente più difficile domani e domani e domani. La depressione è dolorosa.
Non riesco a fare musica. Non riesco a scrivere. E certamente non posso andare avanti tranquillamente con le vendite durante le vacanze, la promozione dei prodotti e quant’altro nonostante l’amore che nutro verso quello che faccio e quello che ho da vendere… ho visto altre aziende, che hanno tutta la mia stima pubblicizzare il Black Friday venerdì 9 novembre come se l’America non si fosse appena rovinata con le sue stesse mani; seppure io non giudichi minimamente queste aziende (io sarei la sola a subire le conseguenze se la mia compagnia dovesse fallire mentre queste hanno centinaia di dipendenti a loro carico) e io non ce l’ho fatta.
Invece ho postato la mia rabbia e la mia tristezza e i miei pensieri, ho condiviso articoli che pensavo fossero importanti; e solo quando qualcuno di molto vicino a me mi ha detto “Stai esagerando, stai semplicemente pubblicando cose che chiunque può trovare ovunque, non stai facendo niente” che mi sono scoraggiata al punto di smettere di fare anche quello.
Per questo motivo ho rilasciato il mio album F.L.A.G. gratuitamente come piccola offerta a coloro che potessero avere bisogno di qualche parola di incoraggiamento dopodiché non mi sono più fatta sentire.

Tutto quello che sto facendo da settimane è leggere, studiare e cercare di capire.
Tutti quelli che conosco mi dice che questa non è una buona idea, che non posso cambiare nulla perché non sono una miliardaria e quindi non ho nessun potere, che finirò per impazzire se mi dovessi immergere nella politica.
Potrebbero avere ragione. Ma non fare altrimenti.
Non ho mai visto un tale livello di odio e divisione nel mio paese.
Mi sono mai vergognata così tanto di così tante mie concittadine e concittadini.
E mai ho sentito così forte la sensazione che tutto quello che faccio è assolutamente inutile.

La notte prima delle elezioni, appena i voti hanno iniziato ad arrivare e l’idiozia che è il collegio elettorale ha iniziato proclamare stati a supporto di Trump, ho mandato un sms alla mia amata Veronica Varlow:

“Non posso rimanere qui se succede”

Veevers mi ha risposto così:

“Il mondo odia così tanto le donne da arrivare ad eleggere un mostro simile?”

E più tardi quella notte lo scoprimmo. Il mondo l’ha fatto succedere. L’America l’ha fatto succedere. L’8 novembre il sessismo e la misoginia hanno avuto la meglio. Il razzismo ha avuto la meglio. Il bigottismo ha avuto la meglio. L’ignoranza ha avuto la meglio. La paura irrazionale ha avuto la meglio. E a causa di tutto questo praticamente tutto ciò per cui voi ed io, Plague Rats, abbiamo sempre resistito e combattuto è sotto attacco; dai diritti delle donne ai diritti umani (che dovrebbe essere la stessa cosa, ma a quanto pare non lo è), alla scienza, alla verità, alla moralità di base e la gentilezza e si ve peggiorando. Vi ho spaventato? Bene. Dovreste esserlo. Non lasciate che questo diventi la normalità. Non lasciate che possiate abituarvi a tutto questo; non importa quanto allettante sarebbe mettere i paraocchi e mettersi a dormire. E non smettete di essere indignati.

Ma che ci si può fare? Come si può combattere?

Vi dirò quello che mi è venuto in mente finora: donerò una percentuale degli introiti provenienti da The Asylum Emporium ad una fondazione di beneficenza che sosterrà la lotta contro questa nuova ventata di incoraggiamento alla guerra alle donne, a cominciare con i nostri diritti in materia di riproduzione, che già ci sono stati sottratti.
Questo è solo l’inizio, ma è un punto di partenza, ed è qualcosa che implementerò nell’area shop nel giro di pochi giorni. One foot in front of the other… dobbiamo tenerlo a mente. Non possiamo cambiare ciò che è stato fatto ma possiamo ancora farci forza a vicenda e si aiutaci l’un l’altro. Non è finita. Non può esserlo. Per l’Asylum non è finita. Per NOI non è finita mai.

Sapete che c’è di buffo? Sto scalciando e urlando come se fossimo tutti sulla stessa barca (perché so che spiritualmente è così) ma la maggior parte dei miei Plague Rats non sono nemmeno americani. La maggior parte del mio pubblico attuale riesiede nel Regno Unito, in Germania e nel resto d’Europa e poi in Sud America seguito poi da chi abita nel mio paese.

La mia carriera è iniziata sul serio in Germania durante il secondo mandato della presidenza Bush. In Germania e in tutta l’Europa, dove si svolgeva la gran parte dei miei tour a quel tempo tutti voi, i Plague Rats, erano incredibilmente gentili e caldi e accoglienti ma al di fuori del mio pubblico non venivo trattata con particolare rispetto. Per quanto ingiusto potessi considerarlo (non sono stata io a sostenere una guerra ingiusta per l’amor del cielo, l’ho fatto? Ero una ragazza di 27 anni che cercava solamente di restar fuori dal manicomio, dannazione!) mi sono resa conto che quel sentimento anti-americano era piuttosto elevato in Europa. Poi è cambiato. Ero in un taxi in Germania sulla strada per l’aeroporto per tornare negli Stati Uniti quando per radio è arrivata la notizia esultante che Obama era stato eletto presidente. Immediatamente, la gente mi ha trattato in modo diverso. Il tassista era più amichevole. Le persone in aeroporto erano gentili nei miei confronti. Era stato molto difficile viaggiare per l’Europa come cittadina americana in quel periodo ed è stato un sollievo incredibile quando quel periodo è finito.

Adesso la prossima volta che viaggerò nei vostri paesi come verrò accolta? Questo non lo so.

Ma vorrei condividere alcuni pensieri che ho avuto su come ci trattiamo l’un l’altro, su come vedo noi e riguardanti il concetto di compassione. Originariamente ho postato il seguente pezzettino sull’onnipotente Facebook, il mese scorso, e mi è stato chiesto di riproporlo di nuovo qui per quelli di voi che potrebbero averlo perso. Se volete lasciare un commento sul post è possibile trovare il post originale QUI. Lo faccio…

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Mi ci è voluto un po’ per realizzare come mi stessero chiamando: “Madre dei Rats.” Fino ad ora penso di non essere mai stata così scioccata o così orgogliosa.

Plague Rats del Messico e delle altre parti del mondo: Non importa che sarà del mio paese, spero e prego che possiate sempre pensare a me come vostra amica amorevole che vi accoglierà sempre come voi avete sempre accolto me.

 Con amor,

 ~Your Madre de Ratas”

Traduzione non alla lettera della mail di Emilie Autumn help@asylumemporium.com del 13/12/2016 03.07 (UTC +1)

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